Lo zucchero o, meglio, il saccarosio, così come siamo abituati a conoscerlo e utilizzarlo come dolcificante e ingrediente è il prodotti di un lungo processo di produzione. Un processo che vede nel carbone attivo un alleato indispensabile in una delle ultime fasi, quella detta di raffinazione e purificazione.
Come nasce lo zucchero
Il primo step delle lavorazioni necessarie alla produzione dello zucchero è quello della raccolta delle barbabietole, l’ortaggio dal quale si ricava lo zucchero. Una volta raccolte (generalmente tra agosto e settembre) vengono immediatamente sottoposte (per evitare una precoce fermentazione) a un’attività di lavaggio che ha lo scopo di eliminare i parassiti e tutte le scorie accumulate. Successivamente ogni singola barbabietola viene tagliata in piccole strisce per poi essere sminuzzate in modo da sottoporre questo composto alla macerazione in acqua e alla torchiatura meccanica.
Questo prodotto intermedio viene quindi sottoposto a depurazione e filtrazione per eliminare tutte quelle fibre e sali minerali presenti che, tra le altre cose, rendono lo zucchero di colore scuro e torbido. A seguito di questi processi di depurazione si ottiene una massa di colore giallognola nella quale è presente circa il 15% di saccarosio.
A questo punto la successiva lavorazione è quella dell’evaporazione che, mediante le alte temperature, consente di eliminare la maggior parte di acqua possibile ottenendo un prodotto con un’elevata concentrazione di saccarosio (a questo punto il saccarosio è presente al 65% circa). Le successive fasi sono quelle della cristalizzazione e centrifugazione con le quali la massa di zucchero viene prima “affinata” per eliminare lo strato presente nei cristalli di saccarosio (meno pura della parte interna) e poi sciolta fino all’ottenimento di un particolare tipologia di sciroppo. Questa soluzione subisce un’ulteriore processo di lavaggio in modo da eliminare la melassa ancora presente.
Infine si ha la raffinazione nella quale entra in gioco anche il carbone attivo. In questo stadio della lavorazione la soluzione è ancora di colore giallognolo e, facendola passare sul carbone attivo, le impurità del colore vengono trattenute (grazie alle note proprietà di adsorbimento del carbone attivo) in modo da ottenere un composto che, dopo essere stato ripetutamente cristallizzato sotto vuoto, acquisisce la tipica colorazione bianca e le caratteristiche necessarie per il consumo umano.
I carboni attivi in polvere sono spesso utilizzati anche nella produzione di zucchero liquido e per ottenere soluzioni di saccarosio trasparente e incolore caratterizzate da un sapore dolciastro e un gusto privo di qualsiasi tipo di aroma.
Quale carbone attivo?
Nei processi di raffinazione dello zucchero si utilizzano carboni attivi granulari in quanto assicurano risultati più efficienti e il miglioramento delle proprietà organolettiche del prodotto finale. L’utilizzo del carbone attivo è fondamentale perché consente un processo di lavorazione essenziale senza il rilascio di sostanze nocive. La preferenza verso il carbone attivo granulare è giustificato da una riduzione del consumo di carbone attivo, da una maggiore efficacia nelle fluttuazioni di processo, una minore perdita di zucchero e una maggiore sostenibilità essendo il carbone attivo granulare riciclabile tramite riattivazione termica.
Sul nostro store online sono disponibili carboni attivi in diverse tipologie e formati, anche adatti all’impiego nella purificazione degli zuccheri. Per la scelta del formato più adatto è possibile richiedere una valutazione e una consulenza personalizzata con la quale individuare la soluzione più adeguata.